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Europa Matematica e Risorgimento Italiano

Le scienze matematiche in Sicilia dal riformismo illuministico all'Unità nazionale

speaker: Aldo Brigaglia (Università di Palermo)

abstract: Alla fine del XVIII secolo, durante i viceregni di Caracciolo e Caramanico, si è avuto in Sicilia il più profondo tentativo di rinnovamento degli studi scientifici e in particolare di quelli matematici. Famoso, in questo quadro, è il tentativo di Caracciolo, che era stato ambasciatore del Regno delle due Sicilie a Parigi, di far trasferire a Palermo, per assumervi la cattedra di matematica, il maggior matematico dell’epoca, Lagrange. Il tentativo era naturalmente destinato al fallimento, ma in questo quadro di rinnovamento si ebbe la fondazione dell’Università di Palermo e l’avvento, alla cattedra di Matematica e di Astronomia, di Giuseppe Piazzi, il più celebre astronomo che abbia mai lavorato in Sicilia. Più direttamente impegnati negli studi di Matematica e in particolare negli studi di matematica, furono poi due professori della Università di Catania, Agatino Sammartino e Giuseppe Zurria. Lo slancio riformatore della monarchia borbonica doveva però presto spegnersi. Le vicende della presenza a Napoli dei francesi e di Gioacchino Murat, la fuga dei monarchi napoletani in Sicilia, e poi i moti del 1820 e del 1848, impressero, nella politica culturale dei Borboni una sempre maggiore diffidenza verso gli studi scientifici. In particolare ad esempio Cannizzaro e Placido Tardy, certo il maggiore rappresentante matematico della sua generazione, nel 1848 abbandonarono la Sicilia. Lasciando a un altro intervento in questo convegno un approfondimento della figura di Tardy, qui mi basta sottolineare che, al momento della proclamazione del Regno d’Italia, gli studi matematici in Sicilia versavano in una ben misera condizione. Dopo l’unità il processo di sviluppo degli studi matematici in Sicilia e in particolare a Palermo, ebbe inizio. Si trattò dapprima dell’apporto di giovani, spesso giovanissimi matematici destinati a una brillante carriera. Qualche nome: Cesare Arzelà (a Palermo dal 1878 al 1880), Salvatore Pincherle (dal 1880 al 1881), Alfredo Capelli (dal 1881 – quando aveva 26 anni - al 1886), Ernesto Cesàro (dal 1886 – 27 anni, non ancora laureato – al 1891), Francesco Gerbaldi (dal 1890 al 1908, la permanenza più duratura e fruttuosa), Gabriele Torelli (dal 1891 al 1907). Come si vede si ha una presenza continuativa di matematici giovani e brillanti. Dobbiamo anche registrare il processo inverso di giovani matematici siciliani che studiano in Italia, fuori dalla Sicilia. Tra di essi i più importanti rappresentanti della prima generazione di matematici siciliani: Giovan Battista Guccia (che completa i suoi studi a Roma con Luigi Cremona) e Giuseppe Lauricella (che si forma a Pisa con Betti, Dini e Bianchi). In questo clima tutt’altro che stagnante nasce, nel 1884, il Circolo Matematico di Palermo, destinato ad raggiungere nel giro di una ventina di anni, ad una posizione di grande prestigio nel novero delle più importanti organizzazioni matematiche internazionali. Gran parte del mio intervento verterà sugli sviluppi del Circolo, sui suoi profondi legami con gli straordinari risultati dei matematici italiani nella seconda metà del XIX secolo, sul rapporto con la politica culturale del periodo immediatamente seguente alla Unità italiana. Tesi fondamentale dell’intervento è l’affermazione che, almeno sul piano della ricerca scientifica, l’Unità nazionale ha apportato benefici straordinari alla cultura siciliana.


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